Il giornalista napoletano dell'epoca Roberto Minervini, ricordando Salvatore Di Giacomo, scrisse di lui: «Alle trattorie di lusso preferiva nascoste osterie tra una pietanza e l'altra rimaneva trasognato, né valevano a ridestarlo le sue canzoni, sonate e cantate per fargli onore dai posteggiatori di quei pittoreschi locali."